I Corsi LUC 2024 Miti senza tempo
«Le donne dimmi, e le storie e gli amori». Le figure femminili nel mondo degli eroi
con Giuseppe Zanetto, Andrea Capra, Cecilia Nobili
letture di Maria Antonietta Centoducati, Franco Ferrari
lunedì 19 febbraio 2024, ore 17.30 – Unimore, Palazzo Dossetti
Giuseppe Zanetto
Le figure femminili nell’epica: ruoli, spazi, funzioni
“La guerra è una cosa da uomini”, dice Ettore ad Andromaca in occasione del loro ultimo incontro, nel VI canto dell’Iliade. Lei, nel tentativo di convincerlo a essere meno temerario, ha provato a dargli qualche consiglio tattico, ispirato alla prudenza; lui, affettuoso ma perentorio, le ricorda che il compito delle donne è occuparsi della casa, lasciando agli uomini le questioni militari. Ci si dovrebbe aspettare, allora, che nella poesia epica, occupata dalle prodezze degli eroi, la presenza femminile sia del tutto marginale. Ma non è così: le parole di Ettore sono condizionate dal suo orgoglio virile. Omero e Virgilio sanno bene che le donne sono importanti sempre e ovunque, ben al di là dei confini domestici. Non per niente, è per una donna (sia pure di discendenza divina) che si è combattuto a Troia con tanto accanimento. Alla remissiva Andromaca risponde la regina dei Feaci, Arete, che governa il suo popolo con la stessa dignità del re Alcinoo. E a Itaca è Penelope a dettare le regole, riempiendo il vuoto di un marito assente e di un figlio dalla personalità ancora fragile. Didone è una sovrana autorevole, ardita e vincente: solo la spietata azione di Venere ne piega la tempra. E poi ci sono le donne padrone assolute della loro casa, come Circe e Calipso. Insomma, nel mondo degli eroi non accade nulla che sfugga al controllo, più o meno discreto, di uno sguardo femminile.
Giuseppe Zanetto insegna Letteratura teatrale della Grecia antica all’Università Statale di Milano. Ha pubblicato edizioni degli Inni omerici, degli Uccelli di Aristofane, del Reso attribuito a Euripide; ha curato raccolte di testi e traduzioni commentate. Tra i suoi libri recenti, Siamo tutti greci è un percorso di “andata e ritorno” dal presente al passato, che spiega quanto la modernità sia debitrice alle invenzioni della Grecia antica; Miti di ieri, storie di oggi mostra la straordinaria attualità di tragedie messe in scena ad Atene più di duemila anni fa; L’Odissea di Omero (Feltrinelli Kids) è una riscrittura del poema di Ulisse affidata alla viva voce dei protagonisti.
lunedì 26 febbraio 2024, ore 17.30 – Unimore, Palazzo Dossetti
Giuseppe Zanetto
Penelope e le altre: madri, mogli, figlie
Nei poemi epici le donne sono molto spesso chiamate in causa come madri. Peraltro, nel mondo degli eroi il ruolo materno si iscrive in una rete complessa di relazioni e funzioni. C’è, sicuramente, un aspetto biologico: madre e figlio sono uniti da un rapporto fisico, che si traduce in un forte legame affettivo. Ma questa dimensione è sempre sussunta dentro un contesto più ampio. Il rapporto madre / figlio non è un’esperienza a due: la madre non è solo madre, è anche moglie, figlia, nuora, e la sua maternità si proietta in molteplici direzioni. Penelope ama teneramente Telemaco e veglia sulla sua sicurezza; sa che deve essere protetto, perché la sua fragilità lo espone a molteplici rischi. Ma dopo il ritorno del ragazzo a Itaca, l’atteggiamento della regina cambia. Il suo compito è esaurito: Telemaco è ormai un adulto capace di decidere in autonomia, ed è sempre più insofferente di ingerenze esterne. A lei ora è richiesto di lasciargli spazio, favorendo la sua salita al potere. Ecuba nell’Iliade è soprattutto la madre di Ettore; pensa a lui come al figlio uscito dal suo grembo, come al bimbo che ha succhiato la sua mammella; ma non può non pensarlo, anche, nei suoi altri ruoli di marito e di campione della comunità troiana. Nel lamento funebre la donna piange se stessa, per la perdita che ha subito, ma subito dopo ricorda l’importanza di Ettore per l’intera città. Persino in questo momento di lutto, dunque, l’affetto privato della madre si intreccia con l’immagine pubblica del figlio. Anche la madre di Odisseo, Anticlea, nella scena straziante del loro incontro nella Terra dei Morti, non trascura di menzionare Penelope e di richiamare Odisseo a ciò che lo attende nel mondo dei vivi, alle responsabilità familiari e politiche che gravano su di lui. Nell’Eneide, nel racconto dell’ultima notte di Troia, Enea ricorda la scomparsa della moglie Creusa e le ultime parole che lo spirito di lei pronuncia, esortandolo a proseguire con coraggio la sua vita.
lunedì 4 marzo 2024, ore 17.30 – Unimore, Palazzo Dossetti
Andrea Capra
Il potere femminile: dee, regine e principesse
Elena: catastrofe e guerra. Ma la regina di Sparta è una pedina di un piano divino, concepito per annientare gli eroi. Nell’Iliade ci appare triste e dolce. La vediamo al telaio: come un alter ego del poeta, intesse con arte le gesta e le sciagure della guerra, prima di salire il letto – obbligata da Afrodite – di un uomo fatuo, che non ama più. Priamo ed Ettore, i più grandi, ne capiscono il dramma, che appare ancor maggiore a confronto dei crucci di Afrodite: se, con Elena, la dea ci appare violenta e spaventosa, la vediamo però, ferita in battaglia, cercare comicamente la consolazione della mamma. Elena torna poi nell’Odissea, a Sparta: regina saggia e maestra di malie, con le parole e i filtri magici, racconta a Telemaco le gesta del padre, che le seppe resistere. Il poema è però dominato da dee liminali che, diversamente da Elena, rappresentano i pericoli del potere seduttivo: così Circe, Calipso e le Sirene, volti diversi di una stessa minaccia, non del tutto assente neppure nella dolce Nausicaa. La divinità brilla invece nel sorriso dell’intelligenza quando Atena si rivela al suo Odisseo e si compiace della sua astuzia, proprio come lo stesso Odisseo ammira l’ingegno di Penelope. Elena e Afrodite, anzi Venere, riappaiono anche nell’Eneide, molto lontane da Omero. Troia brucia, Elena è un Erinni greca e maledetta, che scatena l’ira di Enea, qui novello Achille; ma l’impulso a ucciderla è frenato proprio da Venere. La madre dea è però distante e inafferrabile, e solo per un attimo rivela al figlio Enea la bellezza arcana insieme all’ineluttabile realtà del potere divino. Didone è un altro volto della regalità femminile: ma Virgilio ci mostra molto più la donna innamorata che non la regina maestosa, quale appare in tradizioni diverse, fra le genti soggiogate dai Romani.
Andrea Capra insegna Letteratura greca all’Università di Milano ed è Honorary Professor della Durham University. Diplomato alla Scuola Normale di Pisa e perfezionato alla Faculty of Classics di Cambridge, è stato fellow dello Harvard Center of Hellenic Studies e del Center for Hellenic studies di Princeton, quindi Full Professor in Greek Literature a Durham. Ha pubblicato due monografie platoniche, dedicate al Protagora e al Fedro. Ha adattato la sua traduzione commentata delle Ecclesiazuse di Aristofane per il festival di Siracusa (2013). Fra i progetti più recenti, in collaborazione, ha ultimato monografia su Luigi Settembrini filelleno, Classics, Love and Revolution. Ha co-curato un volume sulla nozione di intervisualità applicata alla letteratura greca antica (Intervisuality: New Approaches to Greek Literature) e ne sta ultimando, in collaborazione, uno su Plato and Comedy.
lunedì 11 marzo 2024, ore 17.30 – Unimore, Palazzo Dossetti
Cecilia Nobili
Le donne e l’amore
Nei poemi epici l’amore si manifesta come una forza d’attrazione che condiziona le gesta degli eroi. La molteplicità dei personaggi femminili e la diversità delle loro personalità fa sì che questo sentimento si manifesti in modi molto diversi tra loro. Vediamo così la giovane e ingenua Nausicaa che pensa di coronare il proprio sogno d’amore adolescenziale con il bello straniero venuto da lontano; ella però non è altro che una pedina nelle mani di Atena, che si serve di lei per consentire il ritorno di Odisseo a Itaca, e pertanto il suo sogno si infrange contro la volontà dell’eroe di proseguire il proprio cammino verso casa. Diverso è invece l’esito della passione che Afrodite suscita nell’altrettanto giovane e ingenua Medea nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, per far sì che ella diventi la più fedele ed efficace aiutante di Giasone nel furto del vello d’oro. La ragazza assiste con stupore e meraviglia all’insorgere di un sentimento nuovo, che diventa rapidamente una passione ardente, che la consuma nel profondo e che viene descritta utilizzando i celebri stilemi della sintomatologia saffica. Con altrettanta meraviglia Didone si innamora perdutamente di Enea nell’Eneide, anche in questo caso per volontà di Afrodite che intende assicurare una tappa sicura al figlio; ella non è una ragazza ingenua, come Medea e Nausicaa, ma una donna esperta, vedova di un marito lungamente amato, e che credeva ormai sopito il desiderio d’amore. Ma di fronte all’insorgere del nuovo sentimento, ella non può far altro che abbandonarvisi, con gli esiti tragici che ben si conoscono. Infine, per tornare all’Odissea, vi sono due figure femminili che incarnano un tipo diverso di amore e seduzione: si tratta di Circe e Calipso, due dee che hanno pieno dominio dei propri desideri, ma che ugualmente soccombono di fronte al fascino dell’eroe, al quale si legano come conforto per la loro solitudine. Sebbene esse esercitino su di lui il potere di una seduzione divina, esse devono infine rassegnarsi di fronte alla volontà tenace di Odisseo di ritornare all’amore della donna alla quale da sempre pensa: Penelope.
Cecilia Nobili insegna Lingua e letteratura greca all’Università di Bergamo. Ha conseguito il dottorato in Filologia, letteratura e tradizione classica all’Università di Milano e si è specializzata al King’s College di Londra. Tra i suoi interessi di ricerca si ricordano la poesia di epoca arcaica – epica e lirica –, le tradizioni locali, il rapporto tra testi immagini e l’intervisualità. A tutti questi aspetti ha dedicato numerosi saggi, tra cui una monografia sull’Inno omerico a Ermes e le tradizioni locali (2011), una sulla poesia epinicia (Corone di gloria. Epigrammi agonistici ed epinici dal VII al IV sec. A.C., 2017) e, più recentemente, un volume sulle figure femminili nei poemi omerici (Voci di donne nell’epica. Personaggi e modelli poetici femminili nell’Iliade e nell’Odissea, Carocci 2023).
Il corso è promosso da LUC
con il sostegno di Fondazione Manodori
in collaborazione con Unimore
Contributo di partecipazione al corso: 35 euro
Iscrizioni da lunedì 29 gennaio, anche con bonifico on line IBAN IT25D0200812834000100351436
Occorre essere iscritti alla LUC per il 2024
Sede del corso Unimore, Palazzo Dossetti, Viale Allegri 9 RE
Per iscrizioni e informazioni: LUC-Libera Università Crostolo APS tel. 0522 452182 (da lunedì a venerdì ore 10.00 – 12.00)
luc.wpdev.kalimera.it
info@liberauniversitacrostolo.it